Un decennio difficile: 1960-1970
Il sorgere del centro sinistra porta la CISNAL, come conseguenza degli stretti legami con i due partiti di destra, a passare da una politica sindacale anticomunista ad una fortemente antigovernativa, che cavalca in particolare le lotte del Pubblico Impiego. Nel momento cruciale di questa strategia il 6 giugno 1964 muore improvvisamente Landi. IL C.D.C. immediatamente riunito nomina Roberti segretario generale.
Il successivo IV Congresso, tenutosi a Roma nel settembre del 1964, riconferma Roberti Segretario generale, ribadisce il fondamento ideologico del sindacalismo nazionale, l’opposizione alla politica economica del centro sinistra, il collateralismo con il movimento politico. Viene abolita la carica di Presidente.
La seconda metà degli anni sessanta vede lo sviluppo di nuovi fermenti nel mondo del lavoro, dalle problematiche dei nuovi soggetti sociali a quelle dell’unità sindacale e della fine del collateralismo partitico. Tali fermenti non vengono percepiti dalla CISNAL il cui IV Congresso, svoltosi a Roma nel novembre del 1968, riconferma Roberti segretario generale e ribadisce stancamente la validità dei principi del sindacalismo nazionale e della contrapposizione al centro sinistra.
Questo Congresso sconta anche una evoluzione di politica sindacale che porta i principi teorici del sindacalismo nazionale a stemperarsi nel mediazionismo dei conflitti sociali e nel rifiuto, nonostante la quasi decennale conclamata avversione al centro sinistra, degli scioperi di ordine politico. È questo rifiuto a creare una svolta tragica nella storia della CISNAL.
Nel novembre del 1969 CGIL CISL e UIL proclamano uno sciopero generale per la casa, al quale la CISNAL non aderisce. Conseguenza è l’immediato rifiuto delle altre organizzazioni sindacali a sedere congiuntamente con la CISNAL. Risultato: è l’inizio di una pesante discriminazione nei confronti della CISNAL, sempre più dipinta come sindacato neofascista e filopadronale, con l’ovvio corollario di pesanti attacchi fisici ai auoi associati ed alle sue sedi nei caldi anni settanta.
La sopravvivenza è garantita dallo Statuto dei Lavoratori, del maggio 1970, il cui articolo 19 e le conseguenti intepretazioni giurisprudenziali conferiscono alla CISNAL quell’attributo di Confederazione maggiormente rappresentativa che solo le permette la prosecuzione di ogni attività sindacale, pur tra mille difficoltà.
Anni Settanta: la fine del collateralismo politico (1970-1980)
Nel dicembre del 1975 si svolge a Bari il V Congresso Confederale, ove per la prima volta – pur se esigua – appare un’opposizione interna che, contro i tempi, chiede un più accentuato collateralismo con la parte politica.
Il Congresso rielegge Roberti segretario generale ed approva un invito alla unità sindacale alternativa ed anticomunista da parte della CISNAL e dei Sindacati Autonomi.
Il 1976 vede la crisi politica della destra; la successiva scissione in due tronconi incide pesantemente sulla vita interna della CISNAL, il cui segretario generale Roberti è un leader della neonata Democrazia Nazionale. La lunga polemica interna viene superata dalla mozione del C.D.C. svoltosi a Viterbo nel marzo del 1977, che impegna la segreteria al rispetto di una rigorosa autonomia dalle forze partitiche. È l’inizio della fine del collateralismo partitico. Le elezioni politiche del 1979 portano al fallimento elettorale di Democrazia Nazionale.
Al C.D.C. del luglio 1977 Roberti presenta le proprie dimissioni ed Ivo Laghi viene eletto segretario generale. Con lui per la CISNAL si apre una nuova epoca.
Nel febbraio del 1980 Laghi sottoscrive con Giorgio Almirante un protocollo che sancisce inequivocabilmente la piena indipendenza ed autonomia della CISNAL dal partito. Il successivo VII Congresso, dell’aprile del 1980 a Roma, elegge Laghi segretario generale e detta una nuova linea sindacale, molto più movimentista ed organizzativa, fondata sull’accentramento contributivo.
1980-1990: movimentismo e riorganizzazione
La prima metà degli anni ’80 vede la CISNAL consolidare la sua posizione di alternativa sindacale nelle lotte contro le stangate fiscali, la compressione delle retribuzioni, la riforma delle liquidazioni, della scala mobile e contro l’accordo Scotti.
Sono anni meravigliosi per la CISNAL che, nonostante le continue discriminazioni, si conferma come l’unica opposizione sindacale, si conquista le fabbriche con continue assemblee, incrementa gli iscritti. La nuova politica sindacale è rafforzata dai due convegni dei quadri dirigenti del 1984 e del 1985 che ribadiscono la validità di una politica anticapitalista e di un sindacalismo rivoluzionario. Sono gli anni anche delle manifestazioni di piazza che vedono i cortei CISNAL sfilare per le maggiori città italiane.
L’VIII Congresso Confederale si tiene a Roma nel maggio 1987. Esso, dopo aver rieletto Laghi segretario generale, riconferma la validità del manifesto ideologico del 1984, del sindacalismo rivoluzionario, del sindacato di popolo. Il Congresso invita anche il segretario generale a realizzare su queste basi una controffensiva culturale. Essa si sviluppa attraverso il settimanale “La Meta Sociale” ed il mensile culturale “Pagine Libere”. Gli anni fino al 1990 vedono la CISNAL all’attacco su tutti i fronti. Contro le politiche recessive del governo, contro i tentativi padronali di congelare le retribuzioni. In questo quadro si infittiscono sempre più le assemblee nelle grandi aziende e le manifestazioni di piazza. Attività queste che, dopo anni di silenzio e di ostracismo, attirano finalmente l’interesse dei mass-media, soprattutto de L’Unità e de Il Manifesto.